Devitalizzazione dentale: quando è necessario eseguirla?

A tutti noi è capitato, almeno una volta nella vita, di sottoporci a trattamenti di ortodonzia per problematiche varie occorse ai nostri denti.

Fortunatamente, l’era di sviluppo tecnologico nella quale ci troviamo sta radicalmente innovando alcune tecniche chirurgiche e non, portando alla versione 2.0 procedure un tempo considerate invasive ma che oggi sono provviste della connotazione diametralmente contraria.

Sei anche tu tra coloro che dovrebbero sottoporsi ad intervento ortodontico a breve?
Una delle procedure più frequenti operate da un odontoiatra è la cosiddetta devitalizzazione: se è proprio questo il trattamento che devi fare, sei nel posto giusto, dato che in questo articolo cerchiamo di fornire una breve ma dettagliata panoramica in merito a questo intervento, spiegando innanzitutto il suo significato e successivamente chiarendo le speciali circostanze nelle quali viene eseguita.

Devitalizzazione: di cosa si tratta e come viene eseguita?

Con il termine “devitalizzazione” si intende un intervento chirurgico invasivo che ha il principale scopo di salvare i denti compromessi da carie o da trauma di grave entità, i quali hanno danneggiato in modo irreversibile la polpa dentale posta al di sotto del dente stesso.

Pur essendo un intervento invasivo, la devitalizzazione si suddivide in 3 principali step, che cominciano con l’asportazione della polpa dentale danneggiata, alla quale segue la sostituzione della stessa con un preparato formato da materiale biologico e cemento, per poi concludersi con la totale o parziale ricostruzione del dente, a seconda della specifica situazione.

È abbastanza normale che tu possa provare un po’ di paura o tensione nel momento in cui ti viene prospettata tale opzione chirurgica o quando sei realmente sotto i ferri; tuttavia, ti conforterà sapere che tale procedura è totalmente indolore.

Soltanto fino a qualche decennio fa, infatti, la devitalizzazione di un dente era un intervento che causava parecchio dolore nel paziente; oggi, grazie al sensibile miglioramento delle tecniche anestesiologiche, oltre che delle strumentazioni chirurgiche, la devitalizzazione risulta essere una banale procedura di routine in anestesia locale.

In che modo l’odontoiatra procede nell’effettuazione dell’intervento chirurgico?

Innanzitutto, dopo aver somministrato una lieve anestesia locale, il dentista si occupa di pulire accuratamente le radici del dente; dopodiché, grazie alla precisione del rilevatore d’apice, uno strumento che gli consente di misurare obiettivamente la lunghezza delle radici dentali, l’endodontista pianifica le successive fasi dell’intervento, le quali prevedono la sterilizzazione e il riempimento dei canali, per poi concludere con la sigillatura e la conseguente ricostruzione del dente.

Quando si esegue una devitalizzazione?

Nonostante sia un trattamento che risolve alla radice la problematica che l’ha reso necessario, la devitalizzazione potrebbe non essere sempre la primissima opzione che l’endodontista potrebbe prospettarti dinanzi.

Essa, però, risulta essere inevitabile al soddisfare di alcune condizioni patologiche, come:

  • la presenza di un granuloma, speciale tipologia di lesione dovuta ad un’infezione trascurata o mal curata;
  • la presenza di carie estesa e profonda, la quale è in grado di provocare la pulpite, ossia l’infiammazione della polpa dentale sottostante il dente;
  • ripercussioni di un trauma dentale, che potrebbe aver danneggiato la corona e la polpa;
  • una diffusa ipersensibilità dentale, la quale si manifesta al momento del contatto con cibi particolarmente caldi o freddi.

La condizione necessaria affinché si proceda con la devitalizzazione è la soglia del dolore percepita dal paziente: nella maggioranza dei casi, il dolore diventa insopportabile e irrisolvibile nonostante l’apporto fornito da farmaci analgesici.

Questo porta inevitabilmente a delle ripercussioni nella vita quotidiana, la quale viene intaccata notevolmente da una forma di dolore abbastanza intensa: a quel punto, per risolvere la situazione, l’endodontista ritiene la devitalizzazione la procedura migliore.

Inoltre, questo trattamento viene adottato quando l’odontoiatra sospetta una potenziale infezione, come un ascesso o un granuloma, in modo tale da evitare un’estrazione dentale.

Da questo punto di vista, l’odontoiatra ha come scopo principale quello di preservare il più possibile i denti naturali anziché sostituirli con delle protesi.

Tuttavia, prima di procedere con tale trattamento, l’odontoiatra si preoccupa di ordinare gli esami strumentali adatti a indagare a fondo la situazione: uno dei primissimi esami che ti sarà effettuato è la radiografia dentale, metodo d’indagine volto a verificare la necessità di un eventuale intervento di devitalizzazione.

Post-intervento chirurgico

La devitalizzazione dentale deve necessariamente essere seguita da un’attenta igiene orale domestica, la quale ha il preciso scopo di precludere qualsiasi tipo di infezione che potrebbe intaccare il sito di intervento nelle primissime settimane dopo di esso.

Inoltre, una notevole importanza la rivestono anche i controlli periodici a cadenza regolare, i quali permettono all’odontoiatra di monitorare la situazione post-intervento e di valutare ulteriori trattamenti o cicli terapeutici da adottare.

È bene considerare che un dente devitalizzato è un dente che ha riacquistato una buona salute, ma che non è comunque immune ad altre problematiche che lo potrebbero interessare.

Capire questo ti aiuterà a prestare la massima attenzione e ad avere una cura maggiore per i tuoi denti.